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Quante lacrime tieni dentro perché dici che non possono più essere piante. Che è passato il tempo, che avresti dovuto già averla superata quella cosa, voltata quella pagina.
Le tieni nel catino del tuo ventre insieme alle emozioni improvabili, quelle che “non sta bene” “non si dovrebbe” “non è consentito a quest’età”.
 
Quanti dolori hai spinto giù nel fondo per quelle donne che non sono state sorelle e per quegli uomini che hanno tradito la verità. Perché serve essere forte qualunque cosa accada e dimostrare al mondo che sai farcela da sola.
 
E poi quanto fuoco represso e soffocato, insieme alla creatività, all’energia sessuale, al selvaggio.
Tutto stipato lì, ammucchiato, senza ossigeno. Perché devi essere una brava bambina prima, una ragazza diligente poi e una donna impeccabile ora.
 
E nei giorni del mese in cui sanguini provi un dolore insostenibile perché viene tutto a galla, si rimescola, grida per essere sciolto, pianto, provato, liberato, respirato, legittimato.
 
Nella culla del tuo ventre la prima creatura che aspetta di nascere, libera, sei tu.
Mettiti al mondo per chi sei veramente.
Grida se devi gridare, balla, fai poesia, sii irriverente, fai l’amore come fosse questione non di morte, ma di vita: perché lo è.
Libera.
Liberati. Vattene da chi ti frena, da chi ti vorrebbe diversa, da chi non ti ama.
 
Guarisci il ventre, apri le anche, e facci uscire la vita:
la tua,
per prima.
 
Gloria Momoli